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Cos’è il Karate-Do, riflessioni di un praticante – Articolo sul Notiziario

Chi non si è mai avvicinato ad un’arte marziale difficilmente comprende cosa sia il Karate-Do e non potrebbe essere diversamente, dato che io stesso, nonostante una costante pratica che dura ormai da 13 anni, ne ho compreso solo alcuni aspetti.

Sarebbe bene non considerare il Karate uno sport in quanto con questo termine ci si riferisce ad una particolare prova fisica con cui si stabilisce il migliore atleta (come nel nuoto, nel sollevamento pesi e nell’atletica), oppure ad un gioco regolato da una serie di norme che permettono una competizione fra due persone o due squadre (come nel tennis, nella boxe e nel rugby). Il Karate tradizionale è arte marziale, è un percorso che non si pone come obiettivo ottenere la migliore prestazione o la vittoria di una gara, ma il miglioramento fisico ed interiore del praticante. Le competizioni agonistiche sono praticate in quanto ottimo momento per mettersi alla prova in una situazione impegnativa, ma se diventano l’obiettivo dell’allenamento ci si allontana dal vero Karate. Questo fine viene perseguito con lo studio e l’applicazione di tecniche di combattimento: calci, pugni e parate vengono ripetuti ricercandone la perfezione nella forma e l’efficacia.

La pericolosità di un combattimento reale è nota al karateka e per questo il praticante esperto cerca di gestire un eventuale scontro con il minimo numero di tecniche, preferibilmente evitando lo scontro stesso, ma se fallisce nell’intento, un solo colpo deve essere sufficiente a togliere all’avversario l’intenzione di nuocere. In palestra il combattimento rappresenta solo un momento, seppur fondamentale,  dell’allenamento. Attraverso di esso il praticante fortifica non solo il fisico, che diventa capace di eseguire colpi potenti ed incassarli senza danno, ma soprattutto il carattere, infatti accettare di essere attaccati presuppone umiltà e di sicurezza di sé. È nel combattimento che emerge maggiormente il rapporto di profondo rispetto che vige fra avversari. Ogni attacco è sferrato con un’adeguata dose di forza, velocità e convinzione non nell’intento di sopraffare o danneggiare il compagno, ma con la consapevolezza che solo un colpo realistico costituisce uno stimolo allenante per un suo miglioramento. La sincerità degli attacchi e il pieno controllo dei colpi, che non vengono portati a pieno bersaglio ma arrestati prima che possano provocare un danno, evidenziano il profondo clima di rispetto che permea ogni scontro che avviene nel Dojo, cioè nella palestra. Questo spirito infonde tutta la pratica e si manifesta pienamente nell’inchino rituale  ma carico di significato, effettuato all’inizio e alla fine di ogni esercizio.

Probabilmente non esiste un modo per spiegare adeguatamente cosa sia il Karate-Do, bisogna scoprirlo in prima persona attraverso una attenta pratica. Per avanzare in questa Via non si può far altro che farsi guidare da qualcuno che l’ha già esplorata più a fondo e ne ha colto aspetti a noi non ancora noti.

Elia Barison

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